Ayumi era un delfino, un delfino che restò vittima di un perfido esperimento che ne costrinse la mente all’interno di un corpo umano. La folle scienziata che aveva costruito lo scambiatore mentale, trovando la condizione umana fin troppo complicata, aveva avuto l’intenzione di affrancarsene; in effetti, dal giorno dell’esperimento, nuota felice nell’Oceano Pacifico, libera dai problemi connessi all’avere i pollici opponibili. Problemi che passò egoisticamente al delfino Ayumi, che si trovò così intrappolato nelle limitazioni dell’ambiente terrestre e delle sue culture: niente ultrasuoni, niente salti acrobatici, niente canti, solo assurdi vestiti e complesse procedure da imparare, come camminare, aprire le porte, mangiare con le posate.
Seppure con l’incrollabile ottimismo tipico della sua specie, Ayumi dovette affrontare mille frustrazioni ed imporsi una ferrea disciplina per imparare a controllare il proprio corpo. Parte di questa disciplina si sviluppò attorno alle arti del disegno e dell’illustrazione, degli origami, del collage e della manipolazione della carta in generale.
Dopo anni di strenua applicazione, Ayumi è ora un essere umano sufficientemente abile ed integrato, sebbene non capisca ancora tutto e non abbia mai perso la nota abitudine dei delfini di sognare ad occhi aperti.
biografia a cura di Fabrizio Bellini.
vedi:
– Paperitos.